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10 motivi per giocare a Warlords of Draenor – WoW

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World of Warcraft compie dieci anni. I numeri, quando si parla di questo videogioco sono una premessa doverosa, perché segnano record e spiegano un successo senza precedenti.
In questi decennio, l’MMORPG (Massively Multiplayer Role-Playing Game) più giocato di sempre ha generato 500 milioni di personaggi, 100 milioni di utenti sparsi in tutto il mondo e 10 milioni di iscritti che, attraverso il proprio avatar, entrano in un vero e proprio universo.
Quei 10 milioni hanno oscillato un po’ negli ultimi tempi. Nel 2010 erano stati 12, poi erano calati sensibilmente fino a diventare 7,4 a settembre; sono tornati ad aumentare grazie anche al lancio della nuova espansione, Warlords of Draenor che ha venduto 3, 3 milioni di copie nel primo giorno di vendita.

Quello che non si mette in discussione è l’importanza di un gioco che per alcuni player è diventato una seconda casa, anzi, una seconda vita, ogni tanto a rischio di dipendenza.
Personalmente ho  giocato intensamente a World of Warcraft fino all’espansione numero tre, Cataclysm, disponibile nel 2010. Non lo nego: ho giocato molto nel mio periodo da single. Il weekend uscivo a cena con amici che poi dovevano tornare a casa per dare la buonanotte ai figli oppure non uscivano affatto perché impegnati con la ragazza. Qualche volta ero io a uscire con una ragazza ma tornavo a casa prima di quanto avrei voluto e allora che facevo? Mi collegavo al server Crushridge e nelle spoglie di un elfo della notte, classe druido, partivo in missione con altri utenti. Il mio nome era e continua a essere Ringhius. Un nome scelto a caso al momento dell’iscrizione e che ha spinto vari utenti a credere che fossi milanista e lo avessi scelto in onore di Ringhio Gattuso. Per la cronaca: sono interista.

Mi sono divertito parecchio, poi nuovi fatti nella mia vita mi hanno tenuto lontano dal gioco per circa due anni e il mio elfo è rimasto congelato, ma sapevo che prima o poi sarei tornato a usarlo. L’occasione si è presentata quando la Blizzard mi ha chiesto di provare la nuova espansione e mi ha attivato l’account.
L’emozione di ritrovarmi ad Azeroth negli stessi luoghi che un tempo usavo bazzicare è stata forte come quella di scoprire li orizzonti dispiegati dalla quinta espansione, la gelida terra di Landa di Fuocogelo, la città di Shattrath o le rocciose guglie di Arak.

Recensire WoW è, non dico pretenzioso, ma difficile perché richiederebbe una cultura e una conoscenza di altri giochi che io no ho. In 10 punti vi dirò che cos’è per me WoW e perché vale la pena cogliere l’occasione di Warlords of Dranei per cominciare a giocarci.

Un social network
: una chat, privata e collettiva, la creazione di gilde, un calendario aggiornato con gli eventi principali, hanno reso WoW un ambiente social, una piazza dove stringere amicizie prim’ancora che Facebook diventasse il fenomeno che è oggi.

Un esempio di ecommerce: come nel mondo reale anche in quello di WoW i soldi, gold, sono importanti. Vendere, comprare, bazzicare le aste per aggiudicarsi gli item più di valore e appropriati al nostro personaggio così come partecipare alle instance per vincerli, sono pratiche fondamentali per distinguersi dagli altri.

Un viaggio: se per viaggio intendiamo esplorazione, allora WoW lo è senz’altro. Perché le regioni che caratterizzano ciascun continente sono così verosimili e ben dettagliate che il gioco vale la pena di essere giocato solo per scoprire i vasti scenari che lo compongono, dalle grandiose capitali come Stormwind e Darnassus (rispettivamente la capitale degli umani e degli elfi della notte) ai porti malfamati attraversando aridi deserti disseminati di scheletri di antichi animali, gli stessi imbalsamati nel museo di Ironforge, la capitale dei nani.

Una lingua: negli anni passati a giocare a WoW mi sono sentito chiamare “bimbominkia”, “niubbo”, “healer”, “dudu”, “ninja” ho “rollato” (che non significa che mi sono fatto una canna),  “killato”, “neddato”, mi sono imbattuto in un’infinità di acronimi e parole che per essere comprese necessitano un dizionario. E difatti, in rete, ne trovate diversi: WoW-Italiano e Italiano-WoW. Ma il modo migliore di apprendere una lingua rimane quello classico: fare esperienza sul campo.

Multitasking:  fare più cose contemporaneamente è l’unico modo di farle per i giocatori esperti. Tenere costantemente aperta la mappa per sapere a che punto si è del volo in sella al grifo, oppure la pop-up del proprio personaggio per vestirlo e controllare quanti punti si sottraggono o si aggiungono scambiando gli item e, contemporaneamente, chattare in whisper con un nostro amico per dire quant’è “niubbo” tizio e usare la chat generale per chiedere un parere a chiunque o avviare la ricerca di un gruppo (LFG) è normale amministrazione. E, incredibile a dirsi, bastano due mani per svolgerla.

Un luogo poetico: su WoW il tempo scorre parallelamente a quello nel mondo reale. Quindi se sei di Milano, il crepuscolo è grigio, umido e piovoso e fuori dalla finestra la via è un fiume di auto che strombazzano e emettono gas di scarico, collegarti a WoW e goderti il tramonto sulle cime innevate di Dun Morogh potrebbe essere piacevole.

Una fucina di storie: WoW è un mondo orizzontale, uno sfondo dove tu crei la tua storia giocando. Ma è anche un universo con una sua precisa mitologia, una sua storia rigorosa replicata in fumetti e libri di genere fantasy. Giocare è come vivere in un grande romanzo, tipo il Signore degli anelli, è una nuova forma di lettura.

Un luogo dove fare amicizie: a me è capitato di incontrare un nano paladino farci un po’ di quest assieme (missioni per guadagnare punti e migliorare di livello), chiedergli il nome e incontrarlo nella realtà tramutato in una donna di 30 anni e alta un metro e novanta. WoW non è un circolo chiuso, lo dimostrano i gruppi Facebook e i ritrovi di gilda nella vita reale.

Una palestra dove allenare a restare calmi: capita spesso di incontrare su WoW giocatori un po’ saccenti che parlano solo per acronimi e se solo osi chiedere “scusa?” o sbagli una mossa durante la instance, ti chiamano niubbo, ti whispano in chat privata alle spalle e adottano altri comportamenti poco simpatici. È inevitabile. WoW è come Internet: una piazza in cui si incontra tanta gente simpatica e alcuni personaggi che hanno più acido in corpo che acqua un elementale.

Un mondo dove troverai sempre qualcosa di nuovo: per quanto tu possa giocare intensamente, questo MMORPG ti riserverà sempre qualche sorpresa. Un item inaspettato, un angolino tra le montagne che superavi sempre in volo, che non sospettavi… E ovviamente una nuova espansione.

10 motivi per giocare a Warlords of Draenor – WoW è stato pubblicato per la prima volta su Wired

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